Fin dalla sua nascita, il Gruppo folklorico di Cesiomaggiore avviò la raccolta di materiale etnografico che oggi costituisce una preziosa testimonianza della vita feltrina, soprattutto di quella contadina, alla fine dell’800, inizi ‘900.

Sono migliaia i pezzi che testimoniano l’inventiva e l’adattamento dell’uomo nella quotidiana lotta per la sopravvivenza, in un ambiente che se era e rimane particolarmente ricco di bellezze naturali, era però avaro di risorse.

Il Gruppo intuì dall’inizio che la divulgazione della cultura popolare non poteva limitarsi alle danze e alle musiche, ma era importante effettuare una ricerca e documentarla “fisicamente” con oggetti, abiti, strumenti e testimonianze.

Inizialmente, i giovani fondatori, si rivolsero ai componenti del vecchio Gruppo per avere informazioni sul repertorio, sulle musiche e sui documenti che avevano raccolto durante la loro attività.

Successivamente la ricerca, prima concentrata nel Comune di Cesiomaggiore e in seguito allargata anche al feltrino, si intensificò soprattutto sull’abbigliamento: il numero di componenti infatti aumentava e c’era bisogno di reperire nuovi costumi.

Erano anni in cui molti antiquari giravano per i paesi in cerca di vecchi oggetti da sistemare e rivendere. Al contrario, il componenti del Gruppo si presentavano alle famiglie con l’entusiasmo di chi, un giorno, avrebbe voluto concentrare i simboli della tradizione popolare in un vero e proprio museo.

Per questo motivo ricevevano fiducia dai paesani che erano felici di vendere o donare capi di abbigliamento, attrezzi e oggetti appartenuti alle generazioni passate a chi li avrebbe conservati con passione.

Molte furono le donazioni di attrezzi da lavoro o di oggetti di vita quotidiana. Le famiglie regalavano volentieri questi segni del passato; desideravano solamente che, nella catalogazione, rimanesse impresso il loro nome.

Frequente era anche la donazione di vecchie lenzuola di canapa, in cambio di nuove lenzuola felpate e colorate che in quegli anni stavano prendendo piede.

I gioielli venivano invece generalmente acquistati dal Gruppo. Si trattava in particolare di spilloni d’argento, collane di granata, orecchini, stelle e spille in filigrana che le balie avevano ricevuto in dono durante il loro servizio.

Quando nel 1979 la Comunità Montana Feltrina istituì il Centro per la Documentazione della Cultura Popolare, il Gruppo stabilì subito un rapporto di collaborazione e, con il materiale raccolto negli anni, contribuì all’allestimento di mostre e alla stampa di quaderni, opuscoli e libri divulgativi.

 

 La collaborazione con il Centro è stata proficua e stimolante anche nel perseguimento dell’obiettivo di istituire un museo etnografico, “sogno nel cassetto” del sodalizio.

 

Oggi il Museo Etnografico Provinciale è cosa fatta. La Comunità Montana Feltrina, che ha acquistato lo stabile, e la Provincia, che cura la gestione del Museo, hanno tenuto conto dell’impegno del Gruppo e gli hanno concesso la sospirata Sede, all’interno del Complesso, a Seravella di Cesiomaggiore.

 

In questi anni il Gruppo è impegnato con il Museo per assicurare agli utenti un servizio il più possibile completo ed efficiente, curando il custodato ed alcune delle visite guidate che rientrano nel carnet del Museo, l'allestimento delle mostre ovviamente gestito dalla direttrice e alla manutenzione di alcuni spazi verdi, in particolare del giardino delle rose.